giovedì 25 giugno 2009

Università: un girone infernale



Quando si è al liceo, s’immagina il mondo universitario come fantastico ed esilarante, poi però, quando ci si è dentro, chissà perché s’invidiano i liceali e i bei tempi. Finalmente sei grande, fai il primo passo verso il mondo del lavoro, ti scegli l’università e i corsi che più ti piacciono –o quello in cui ci son tutti i tuoi amici- e a ottobre inizia la danza. La piccola giovane e ingenua matricola entra nel mondo che prima tanto bramava, consapevole solo d’una cosa: L’UNIVERSITÀ NON È IL LICEO (ogni tanto non c’è nemmeno questa!). Finalmente ti autogestisci, senza obbligo di frequenza nessuno ti chiede la giustificazione, sei solo tu il padrone di te stesso, MA. C’è sempre un ma, in tutte le cose! La vita dell’universitario –quello serio ovviamente- non è tutta rose e fiori. Alle 8 inizi le tue lezioni, che se sei fortunato durano solo mezza giornata e metà settimana, ma in certi casi faresti prima a montarti una canadese nell’atrio della facoltà, così sei già li pronto per ripartire il giorno dopo, troppo stanco dopo un’intera mattinata dentro a quattro orrende mura per tornare a casa. Poi la sera si esce, ed ecco che s’inizia una vita impossibile. E via così per mesi e mesi, fino all’inizio della sessione d’esami, momento in cui l’universitario decide DEFINITIVAMENTE di costruire una macchina del tempo per restare eternamente bambino. Iniziano immense giornate di studio raramente, se non mai, seguite da vacanze di riposo. Per esempio: inizi a studiare ad aprile, la sessione inizia a maggio e vai avanti con uno studio matto e disperatissimo fino a metà luglio (questo per i più fortunati perché altri vanno avanti fino alla fine del mese!). In tutto ciò non hai pause, se hai una botta di culo appena passato un esame non hai nemmeno il lusso di poter dire “Ah, domani dormo e per un paio di giorni mi rilasso”. E NO!È qui che ti sbagli caro mio. Perché tornato a casa e messi via appunti e schemi del vecchio esame, tiri subito fuori quelli nuovi poiché uno studio” matto e disperatissimo” ti aspetta. Con il passare del tempo i tuoi nervi ti salutano, lo stress si accumula, la tensione avanza e tu manderesti a quel paese chiunque per il solo fatto che respira. Finalmente, per miracolo, senza sapere esattamente come riesci a sopravvivere e ad arrivare a fine sessione. EVVIVA, FINALMENTE VACANZA!
Sì, ma mi raccomando, non troppa perché a settembre ricomincia la giostra, cui segue l’inizio dei corsi a ottobre e via che tutto ricomincia, come una vorticosa girandola SENZA FINE.
In fondo, l’università non è il liceo, è ovvio, però almeno prima tre mesi di vacanza sicuri c’erano. Ed ecco che l’universitario pensa: “AAAHHH COME VORREI TORNARE AL LICEO!”

martedì 23 giugno 2009

Servono tette e culo...Addio cervello!

“Tette e culo, lei mi deve rassodar..tira su di qua, tira su di la” cantavano in "A chorus line" per poter lavorare. Oggi pare che sia così, la televisione manda in onda sempre e solo lo stereotipo della donna mezza nuda e perfetta nel fisico, la maggior parte delle volte lasciando molto a desiderare per quel che riguarda il cervello e l’IQ. Il modello d’ispirazione adesso sono le varie Elena Santarelli, Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis e via dicendo. Zero cellulite, tante tette, in certi casi anche rifatte, un bel culo e zero imperfezioni, si ovviamente escludendo sempre il cervello, perché su quello ci son dei dubbi se nel bussare sulla testa di certe fanciulle si ottengano dei suoni oppure sia tutto vuoto. E se non bastasse la tv, si aggiunge pure la moda presentando ragazze con un IMC sotto il 18, che definirle anoressiche sarebbe un eufemismo. Poi ci credo che caschino dai tacchi, son talmente fragili! Ed ecco che le ragazze crescono con l’errata convinzione che tette e culo salvino la vita, così per quelle con cui madre natura è stata benevola non serve niente mentre altre ricorrono a diete assurde in cui fanno la fame, alla chirurgia o altro. In tutto questo certo voi ometti non siete di grande aiuto. L’eterno dilemma fra tette e culo infondo l’avete creato voi, per decidere cos’è la prima cosa che guardate. Cercate d’incantarci dicendo che guardate occhi, mani, piedi ma son tutte balle! Se una è scollata vi casca l’occhio li in mezzo e addio occhi, se poi ha un mini abito vi perdiamo del tutto. In tutto ciò a farne le spese sono quelle che cose di perfetto ne hanno, ma magari non si vede dall’esterno.
Tutti gli anni viene detta la stessa frase: “le forme vanno di moda!”. Sempre la stessa solfa, ma nella realtà nessuno la considera. Le ragazze no di certo, anche perché modelle di quel tipo non ci sono, o meglio, solo Valeria Marini, ma non se la filano in molti, mentre stereotipi che incentivano alla perfezione sono parecchi. Ma non andavano di moda le forme, le donne più in carne?Evidentemente chi fa queste affermazioni non ne capisce molto. Tranne Elena Mirò. Almeno qualcuno che nel mondo rilanci e consideri le formose che non indossano nulla al di sotto della 44 c’è! E meno male! Ci stava venendo la nausea a vedere tutte quelle ossa, tra un po’ più che notare gli abiti indossati dalle modelle si poteva fare una gara a quante costole si possono contare.
Io ho una quarta naturale, un fisico non certo da taglia 40, ma son fiera di come sono, di ruotare intorno alla mia 44, e se gli altri non mi notano pazienza, qualcuno che abbia saputo guardare oltre esiste, e per fortuna non sono in pochi!
E comunque Grazie signora Mirò.

lunedì 22 giugno 2009

L'uomo portinaio


Chi pensa che la curiosità sia donna e che solo noi femminucce spettegoliamo a tutto spiano si sbaglia di grosso. Spesso sono proprio gli uomini i veri portinai della situazione, e possono riservare molte sorprese.
Uno è solito pensare che siano le ragazze a riunirsi intorno ad un tavolino con un caffè, o davanti a una sigaretta, e iniziare a parlare del più o del meno ininterrottamente fino ad arrivare al fatidico momento in cui una voce dal gruppo si eleva, la maggior parte delle volte con una frase stile “ma lo sapete che X…”. Una semplice frase e il delirio collettivo ha inizio. Le reazioni sono le più diverse, chi la notizia la sapeva già da qualche tempo e ne ride, chi “squittisce” o parte in un “oh mio dio!” perché del tutto ignara, e via, ecco che parte una lunga chiacchierata nella quale s’inizia a spettegolare commentando i comportamenti del malcapitato/a e ci si scambia informazioni e notizie di cui si è a conoscenza quasi come si faceva da piccoli con le figurine, molto “celo, celo, manca”. Orbene, al giorno d’oggi la fonte più attendibile per questo genere di conversazioni non è più la ragazza del gruppo, o l’amica, no miei cari, OGGI L’UOMO NE SA UNA IN PIÙ DEL DIAVOLO. È lui la nuova portinaia che da inizio al pettegolezzo o da cui parte una catena di messaggi fra i vari amici. Bisogna riconoscere che come portinaie spesso sono anche brave, degni delle riviste patinate, quasi al livello di Signorini. Delle volte, però, hanno anche qualcosa d’inquietante perché si comportano come le migliori pettegole, sdraiandosi sul tavolo come se messi così si sentissero meglio le ultimissime, o, quando danno il meglio di sé, dirigendo l’intera conversazione. Fino ad oggi noi ragazze eravamo le regine incontrastate del gossip ma purtroppo ci vediamo costrette a cedere il posto agli ultimi arrivati, a chi, sovente, fa il lavoro migliore di noi. Il nostro compito si riduce solo più al commento, sparlare all’infinito dello scoop datoci da Tizio.
In fondo si sa, la curiosità sarà anche femmina, ma il pettegolezzo è per l’uomo portinaio.

sabato 20 giugno 2009

La nuova generazione

L’avvento della tecnologia nelle nostre vite non ha portato solo favolosi vantaggi ma anche devastanti svantaggi.
Quando eravamo piccoli e adolescenti noi –ah come parlo da vecchia- i cellulari erano appena arrivati, i computer poco usati e c’era ancora quella bella, ma oramai alquanto lontana, usanza delle lettere per sentire gli amici troppo lontani. I giovani del giorno d’oggi invece sono stra-viziati. Hanno il cellulare che ancora portano il pannolone e fanno la pipì a letto, usano e abusano di computer o portatile e molto spesso addio relazioni reali. Già, adesso il top non è più parlarsi faccia a faccia, ma è scriversi su msn, pubblicare la propria vita sui social network, che ne hanno fatta di strada, e ora spopolano, sono la moda del momento “se non sei su face book sei out, non sei nessuno”. Ok io su face book, ci sono, io msn lo uso, io sono parte di quella nuova generazione che sostituisce gli incontri nel mondo reale con chattate, messaggi o quant’altro del magico mondo interattivo. Faccio parte di questa generazione, sì, ma me ne dissocio, perché la voglia di usare ancora carta e penna per scrivere una lettera è tanta, e non dover battere a computer quello che pensi, perde molto di quel qualcosa, di quella personalità che rendeva tutto speciale…Ah quando eravamo giovani noi com’era bello…giocavamo a palla, con i crystalball, barbie, macchinine, potrei fare un elenco infinito di giochi che avevamo. Invece cosa si fa oggi? Si gioca sempre ma con Wii, Nintendo ds, Playstation, Xbox, e gli altri poveri giochi? C’è persino gente che se esce il modello successivo a quello che già possiede e cosa fa? Lo butta e ricompera il gioiellino nuovo. Eh sì perché altrimenti non può fare il figo con gli amici..."mi si è fusa la console e allora ho preso quella nuova". Perfetto, potrà anche essere vero, ma se poi una la tieni in una casa e l’altra nell’altra così hai sempre qualcosa da fare allora ti mando solo che palesemente a stendere. Non fai prima a dire la volevo e l’ho presa lo stesso? Intanto ti riderei in faccia comunque..anzi, già solo perché conti palle ti considererei pure coglione, ma non solo un po’…
Posso permettermi di dire che la nuova generazione non fa schifo ma poco ci manca?
Ecco, l’ho detto. La frittata è fatta, il Dado è tratto e chi s’è visto s’è visto.

Un aperitivo..tanto per rompere il ghiaccio

Eccomi qui, anch'io nel magico mondo dei blog, pronta a scrivere ogni diavoleria che mi passa per l'anticamera del cervello e tartassare voi lettori con le medesime.
Ma in fondo ad ognuno il suo mestiere.
Che siate qui per vostra volontà o cause di forza maggiore, vi ringrazio, la mia autostima ne può solo che guadagnare! Spero che il mio mondo vi piaccia e veniate a trovarmi numerosi.
Detto ciò abbandoniamo i convenevoli e diamo inizio alle danze.